mercoledì 9 febbraio 2011

IL FRAGORE DEL SILENZIO

Se non fosse per il gocciolìo notturno, durante
una pioggia, forse la pioggia stessa non sarebbe
avvertita da coloro che non si bagnano.
Così in questa epopèa oscura e taciturna, che
in città avvertiamo e non solo, non sentiamo eco e
nemmeno profumo, figurarsi suono o sentimento.
Eppure ne cade di acqua...ma tanta...troppa.
Soltanto un lamento, nella gente, sopìto e ormai
nemmeno fiero, si intuisce, a rispondere al
fragoroso silenzio in un triste abbandono.
Silenzio di chi, demandato a farlo, dovrebbe rispondere dopo aver
ascoltato e fare qualcosa dopo avere studiato e sudato.
Silenzio dell'Istituzione, negli uomini e nelle
loro stesse funzioni, annegàti in per lo più
futili e inutili liti e incomprensioni.
Eppure il silenzio è appunto via via sempre più fragoroso,
disturba tutto tranne l'udìto, urta la coscienza
civica e il ritegno, provocando torpore dall'
implosione dello sdegno.
Il fragore muto delle inutili figure, del modo
leggero di curarsi a tutti i livelli della cosa pubblica,
preoccuparsi dei suoi profili sfigurati, del suo stomaco vuoto.
In uno stato di morte apparente la città si china,
prona e asservita, mal gestita e compatita dai suoi
cittadini.
Eppure c'è una coscienza che esiste ancora,
incastonata nel cuore di coloro che ragionano e parlano
guidati dalla buona volontà, rarissimi profughi dal cattivo esempio.
Il crepuscolo, vive la sua luce soffusa appena prima delle
tenebre, e in questo spazio sfrutteremo persino le
ombre più impercettibili, per tentare ancora, per capire
ancora, per sperare ancora...

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